Prima donna Presidente della Federazione Nazionale di Suonatori di Campane, Eles Belfontali di Verona, 65 anni, impegnata su più fronti nel volontariato, racconta di come si avvicinò al mondo delle campane. “Ero incuriosita, non avevo alcuna competenza musicale, avendo svolto studi economici e finanziari, ma il maestro decise lo stesso di insegnarmi a suonare”. Vi era qualcosa di speciale nei campanili, un fascino e una storia che pochi conoscono, ma soprattutto un modus vivendi che in un periodo cruciale della sua vita, la sua seconda figlia nasce con la sindrome di Down, l’aiutano a ritrovare serenità e benessere. “La mano del Buon Dio ogni tanto si allunga e dice appoggiati a me, per cui mi sono avvicinata alle campane in un momento difficile”. La bambina era molto piccola e con tante difficoltà, “Pian piano le ha superate”.
Storia: nella sua città, Dossobuono, al tempo abitava lì, vi era una chiesa con il campanile disposto in lontananza, per raggiungerlo bisognava attraversare una strada, le capitava spesso di passare da lì, e di intravedere i campanari che tiravano le corde per far suonare le campane, ne era incuriosita. Finché un giorno, lesse sul quotidiano locale l’Arena che proprio quel gruppo cercava persone che avessero voglia di imparare lo stile di suono alla veronese. Iniziò così la sua avventura. Il maestro, in genere il suonatore più anziano, acconsentì, e decise di insegnarle la tecnica alla veronese. Quando s’apprende a suonare le campane si inizia con quelle di medio peso, 200 o 300 chili, lo strumento viene imbavagliato, reso muto, affinché gli esercizi del trare le corda, il din don dan, non disturbino, e se per sbaglio le partiva la corda il maestro la bloccava. “Mentre imparavo a suonare le campane la mia mente non pensava più a niente, stavo attenta solo a quello che stavo facendo, così ho potuto ritrovare quella serenità che era venuta un po’ a mancare, era il mio luogo e paradiso personale”. Nello stile alla veronese è importante imparare a mettere la campana a bicchiere, una volta assimilata la procedura si entra in una squadra. “E così ho imparato a suonare e mia figlia ha partecipato con me a tutte le manifestazioni”.
La passione era tale che decide di seguire il corso per diventare maestra di campane, perché nello stile alla veronese ciascuna di esse ha un numero, che il maestro designa per indicare l’entrata, così i suonatori sanno quando devono tirare la corda. Diventa maestra e poi Presidente dell’Associazione Suonatori di Campane del Veneto. Infine, “Chi più chi meno aveva problemi familiari, io avevo tanti impegni nelle associazioni di volontariato e dissi tenetemi come ruota di scorta”, ma, data l’esigua disponibilità dei compagni, e l’appassionato impegno viene nominata Presidente di Federazione Nazionale di Suonatori di Campane, per due mandati.
I campanili vivono un tempo “altro” rispetto al nostro, sono lontani dalla dimensione tecnologica, ciò che conta è la persona che con cuore e passione muove le mani per dare la giusta melodia. Le campane italiane sono sempre decorate, dedicate ai santi, ci sono varie iscrizioni, a seconda del periodo in cui sono state realizzate si trova inciso il nome di chi le ha donate. Ogni campana ha una sua storia: nella parrocchia di Eles che si trova ad Alpo di Villafranca, vi erano cinque campane, poi accadde che un suonatore della squadra morì, Michele che aveva 42 anni, decisero allora di dedicargli in suo ricordo una campana. Dopo aver organizzato una raccolta fondi venne creata una nuova campana dedicata a lui. “Il parroco fece una splendida cerimonia di benedizione della campana, e ogni volta che passo sul cavalcavia, la vedo e la saluto perché mi ricorda un caro amico con cui la domenica andavamo a suonare in giro per i campanili assieme a mia figlia”.
Le campane accompagnano la nostra vita, le ascoltano tutti, credenti e no. Il suono ha un linguaggio diverso anche in base allo stato d’animo di chi l’ascolta “a volte sembra che rimproverino, ognuno di noi ci legge un messaggio particolare, però sono soprattutto consolatorie. Invitano le persone ad andare a messa”. Delle volte evocano alcuni ricordi dell’infanzia, oggi ci si avvale del suono elettrico ben diverso dalla melodia delle campane. I suonatori di campane sono dei volontari che offrono un servizio alla comunità e s’identificano in questa frase: “Il mio rintocco sia un richiamo all’unità del popolo di Dio”, che è stata incisa nella campana testimonial della Federazione, sempre presente durante i raduni, i concerti. Ogni associazione se ne prende cura, giacché viaggia da un gruppo all’altro. La campana è stata benedetta da Papa Francesco, che ha mostrato apprezzamento e interesse per le iniziative della Federazione.
Tra i suonatori di campane vi è una prevalenza maschile, anche se oggi si osserva una certa presenza femminile, la differenza consiste nelle abilità necessarie per suonarle: la maggior parte delle donne suonano con una tastiera provvista di tasti di legno che vengono battuti secondo le modalità del suono richiesto, anche se c’è qualcuna che come Eles si avventura sul campanile.
Il prossimo raduno si terrà a Imola il 22 e il 23 di aprile e sarà organizzato dal gruppo campanari Stanislao Mattei, e dall’Unione campanari bolognesi. Mentre il prossimo anno si terrà il sessantaduesimo raduno nazionale ad Agnone, sede della più antica fonderia di campane, la fonderia Marinelli.
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